Pubblichiamo di seguito un breve estratto dal libro “Playing in the Unified Field” (Great River Books) della neurobiologa americana Carla Hannaford, che ha di recente tenuto un seminario a Firenze su questo interessante tema.
“Gli antichi Hawaiani credevano che tutti gli esseri umani nascono come ciotole pure di luce pura e coerente con il grande potere di vivere in armonia e con creatività. Se, tuttavia, essi interrompono quella pura luce mettendo pietre o pohaku (pensieri, parole e azioni incoerenti che li sconnettono la loro vera natura da quella altrui e dal loro ambiente) nelle loro ciotole, la luce ne risulta attenuata e rende le loro vite meno armoniose e potenti.
Gli Hawaiani sentivano che attraverso la riconnessione e l’armonia con la loro natura di luce, possono semplicemente capovolgere le loro ciotole, facendo rotolare fuori le pietre e riportando le loro esistenze a quella pura luce coerente.
Negli anni ’70, un fisico tedesco, Fritz-Albert Popp, scoprì che tutti gli esseri umani emettono deboli onde di luce che vengono in prevalenza conservate ed emesse dalle cellule del DNA. Pensò che queste “emissioni di biofotoni” fossero una forza potente che coordinava tutti i processi cellulari all’interno del corpo perché potevano trasferire le informazioni attraverso l’organismo in modo pressoché istantaneo. Gary Schwartz e Kathy Creath dell’Università dell’Arizona, utilizzando una macchina fotografica ad accoppiamento di carica (CCD) che può cogliere anche un debolissimo raggio luminoso, hanno registrato “immagini chiare” di emissioni di luce provenienti da organismi viventi. Secondo il Modello Standard della fisica delle particelle, i fotoni sono coinvolti nelle interazioni fra le particelle subatomiche che compongono la materia, dagli atomi in poi…”
Testo di Carla Hannaford, tradotto in Italiano da Alessandra Corrias