Di seguito pubblichiamo un secondo estratto dal seminario “Brain Gym. La relazione fra cervello e movimento nell’apprendimento di nuove strategie” tenuto il 20 febbraio 2017 presso il liceo Vittorio Veneto a Milano da Alessandra Corrias (Brain Gym School).
Per poter apprendere qualcosa di nuovo, il cervello deve aumentare la concentrazione delle sostanze chimiche che trasferiscono i segnali ai neuroni. Trattandosi di un fenomeno rapido, interessa la memoria a breve termine (o miglioramenti a breve termine nella pratica di una abilità motoria).
Oppure, il cervello può alterare la propria struttura e cambiare le connessioni fra i neuroni: ciò richiede un po’ più di tempo e perciò è connesso alla memoria a lungo termine e ai progressi a lungo termine nella pratica motoria. Questi processi interagiscono fra loro. Vediamo come…
Tutti abbiamo provato a imparare una nuova abilità motoria, magari suonare il piano, oppure andare in bicicletta. Avrete anche voi sperimentato un progressivo miglioramento durante la prima sessione di pratica e avrete pensato “ci sono”; poi, magari il giorno dopo, avrete riprovato per scoprire che parte dei miglioramenti del giorno precedente erano andati persi. Che cosa è successo? Nel breve termine, il vostro cervello è stato capace di aumentare i segnali chimici fra i neuroni ma, per varie ragioni, quei cambiamenti non hanno indotto modifiche strutturali necessari per supportare la memoria a lungo termine.
I cambiamenti strutturali possono condurre a far funzionare insieme reti integrate di aree cerebrali per sostenere l’apprendimento. E possono anche cambiare la struttura o addirittura estendere certe regioni cerebrali importanti per comportamenti specifici. Ad esempio, chi legge il Braille ha le aree sensoriali cerebrali delle mani più ampie degli altri individui. La regione motoria della vostra mano dominante – che sta nell’emisfero sinistro se siete destri – è più ampia di quella nell’altro emisfero. Recenti studi hanno dimostrato che i tassisti di Londra (che devono memorizzare la carta della città per avere la licenza) hanno aree cerebrali più ampie dedicate ai ricordi spaziali.
Un altro modo in cui il cervello può cambiare perché avvenga l’apprendimento è alterare la sua funzione. Quando usiamo un’area cerebrale, questa diventa sempre più eccitabile e pronta per essere usata di nuovo. Con l’apprendimento intere reti di attività cerebrale si spostano e cambiano.
Riepilogando, la neuroplasticità viene supportata da cambiamenti chimici, strutturali e funzionali… che avvengono in tutto il cervello, spesso connessi fra loro.
E allora, la prossima domanda è: perché non possiamo imparare qualunque cosa facilmente? Perché, a volte, il percorso scolastico è un calvario? Perché con l’età tendiamo a dimenticare le cose? Ovvero, che cosa limita – e che cosa invece facilita – la neuroplasticità?
Una cosa è chiara: il migliore induttore di un cambiamento neuroplastico è il comportamento. Non c’è farmaco che possa paragonarsi per efficacia. Non c’è nulla come la pratica e la base di tutto è che voi dovete fare il lavoro. Più ci si applica, più ci si impegna e maggiori sono i risultati, in termini di cambiamenti strutturali del cervello.